18 Settembre 2024
Da Rossini a Zucchero fino ai Beatles, l’Orchestra “Magica Musica” si è già esibita in 95 concerti, con un ricco repertorio di 70 brani, per dare dignità ai ragazzi disabili e per aiutarli a credere in loro stessi. Ne parliamo con il fondatore e coordinatore, Piero Lombardi.
Il vostro motto è “La musica fa miracoli” e l’Orchestra “Magica Musica” è davvero molto apprezzata, tanto da essere finita in prima serata in un noto programma tv. Perché quest’arte è così prodigiosa?
Abbiamo un repertorio di 70 brani e siamo già stati protagonisti di 105 concerti, in teatri prestigiosi e piazze importanti di tutta Italia, quindi parliamo di un’orchestra davvero ben strutturata ed apprezzata da tutti. Abbiamo partecipato a “Tu si que vales”, talent show di Canale 5, classificandoci al secondo posto; ma siamo anche stati coinvolti dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della “Giornata mondiale della disabilità”; inoltre la Camera ha inviato una delegazione giapponese a visitare la nostra Associazione, indicandola come “eccellenza” italiana; insomma ci stiamo prendendo delle bellissime soddisfazioni proprio grazie alla musica!
Parliamo di 30 ragazzi disabili, che formano questa grande orchestra, supportata da educatori e professionisti, che suonano i brani più noti al mondo, da Rossini a Zucchero fino ai Beatles. Si tratta di ragazzi con disabilità intellettive, quindi non solo fisiche, ma spesso con problemi di autismo o affetti dalla sindrome di down quindi si fa un immenso lavoro d’inclusione sociale e psicologico. Il pubblico è sempre entusiasta per il livello straordinario delle esecuzioni: dignità dell’esecuzione vuol dire dignità della persona e questo è il nostro obiettivo principale. Non puntiamo al pietismo o al buonismo perché vorrebbe dire mancare di rispetto a queste persone; sono ragazzi motivati, felici, soddisfatti di potersi esprimere e questo fa sì che ci mettano moltissimo impegno.
La passione per la musica diventa anche una terapia?
Sì, perché la nostra finalità è quella di dare la possibilità ai ragazzi disabili di vivere momenti piacevoli e rilassanti, vivere una vita normale come tutti gli altri, dando loro la possibilità di esprimersi ed aiutandoli a scoprire tutte quelle potenzialità che vengono poco riconosciute nei disabili.
Il nostro approccio è quello del divertimento: naturalmente facciamo percorsi mirati, con educatori e personale qualificato, che fa emergere anche l’aspetto terapeutico di queste attività, ma partiamo dal presupposto che ci si ritrova per stare bene e questo aiuta anche a curarsi: è una formula che rende tutto quanto “magico”, con risultati insperati e sorprendenti. Ci siamo meravigliati di quanto i ragazzi si entusiasmino e si esprimano al massimo delle loro potenzialità; da quando è nata l’Orchestra, abbiamo sostituito la parola terapia con divertimento, utilizzando l’arte come strumento per eccellenza, capace di dare dignità alle persone con disabilità.
Che tipo di risposte avete avuto dai ragazzi e dalle loro famiglie?
I risultati che otteniamo non sono solo legati alla musica, che chiaramente ci fa apprezzare i loro miglioramenti, ma il gol più importante è di tipo fisico ed emotivo: i ragazzi autistici hanno generalmente dei caratteri molto chiusi. Insegnare loro a rapportarsi con gli altri, a scoprire se stessi e a capire che hanno delle capacità, permette di raggiungere dei livelli di autonomia ed indipendenza notevoli, fondamentali anche nella vita di ogni giorno.
Quando i disabili si presentano, non facciamo una sorta di “selezione all’ingresso”, questo non c’interessa: sono tutti i benvenuti e poi ci occupiamo noi di capire quali siano le loro peculiarità e le loro aspirazioni. Anche il rapporto con il resto del gruppo è importante: conta l’integrazione. Una psicologa segue questi ragazzi e li supporta sia nello studio della musica, sia nel loro approccio verso gli altri, creando una sorta di “coscienza di gruppo” che aiuta i nostri giovani a sentirsi parte di qualcosa.
I loro genitori a volte filmano i concerti e li portano ai medici di riferimento, per far vedere loro quanti progressi vengono compiuti: molto spesso i dottori rimangono increduli, soprattutto di fronte ai progressi dei ragazzi autistici, che fanno dei progressi straordinari, acquisendo un livello di attenzione altissimo, oltre ogni aspettativa.
Trovo incredibile quanto la musica sia importante per rendere queste persone uguali a tutte le altre. Manca il fiato dall’emozione! Trovo straordinario guardarli sul palco ed osservare quanto stiano bene!
Non solo la musica, il vostro è un programma che abbraccia tutte le arti. Quali attività parallele portate avanti?
Portiamo avanti “Magico Atelier”, che è un laboratorio nel quale i ragazzi dipingono e disegnano scenografie mirate per i nostri concerti, poi c’è “Magica Danza”, dedicata al ballo, “Magico Children” per i bambini più piccoli, “Magic of voice” per le lezioni individuale di canto ed ultimamente “Caro amico ti scrivo”, un laboratorio di scrittura creativa, nel quale i nostri giovani si esprimono in corrispondenza epistolare con delle classi di Pescara.
Avevamo già pronto un musical in sinergia con 50 alunni di Pescara, sul tema della legalità, con il patrocinio del Premio “Paolo Borsellino” di Pescara, ora bloccato dal Covid: contiamo di recuperare appena possibile! Intanto la pandemia non ci ha fermato: con altre 5 classi di studenti pescaresi stiamo preparando un progetto creativo, che prevede d’immaginare una città ideale dopo il Covid: attraverso una serie di racconti condivisi, i nostri ragazzi realizzeranno la scenografia a tema e la ricostruiremo in un grande parco: lì andrà in scena un concerto all’aperto della nostra “Orchestra magica”.
Con quale spirito avete aderito al network di Club Medici “Cultura è Salute”?
Persegue uno scopo molto interessante e siamo disponibili, per chi volesse, a condividere il racconto della nostra esperienza. Siamo altresì aperti a collaborazioni con altre associazioni, sarebbe molto bello confrontarsi. La nostra quotidianità c’insegna che la cultura è sinonimo di salute, fa miracoli! Questo è molto importante anche nel supporto ai familiari dei malati: anche loro vivono una vita difficile, con la disabilità in casa, a livello sia psicologico che concreto, e mi sono accorto che molte di queste persone avevano bisogno di essere supportate psicologicamente per rispondere meglio alle problematiche della vita. Abbiamo pensato a degli incontri, per ragazzi e famiglie, che affrontino ad esempio il tema della sessualità o il tema del rapporto tra marito e moglie, vogliamo promuovere la cultura come strumento per dare una mano ed aiutare le persone a prendere coscienza: la cultura permette di vedere le cose in modo diverso.