18 Settembre 2024
Investire meglio e di più per fronteggiare le emergenze, come quella del Covid-19, agevolando i giovani medici nei percorsi di specializzazione e nell’accesso al mondo del lavoro: è la ricetta per il futuro dettata dal neo presidente OMCeO di Cremona, Gianfranco Lima.
In qualità di neo presidente OMCeO, ha già stilato una tabella di marcia sugli obiettivi da realizzare nei prossimi mesi?
Vogliamo intraprendere un progetto di continuità, ma anche di rinnovamento, da realizzare con l’individuazione e la disponibilità di giovani medici da affiancare a colleghi con esperienza ordinistica pluriennale: è un passaggio necessario per dare vita ad un’evoluzione generazionale e a progetti che diano risposte alle criticità presenti ormai da un decennio nel nostro servizio sanitario. Ripartiamo da una grande esperienza gestionale: maturità e ponderatezza andranno a braccetto con la voglia di raggiungere traguardi professionali nuovi ed importanti. Spero di mettere a servizio di tutti una ricchezza multiforme, da spendere a favore di una società che chiede sempre più salute. Vogliamo perciò promuovere una relazione costante medico-paziente. Il nuovo Consiglio è in attesa del suo insediamento, ma i nuovi ingressi hanno già mostrato la temperatura alta della gioventù e questo è da considerarsi un buon inizio del viaggio che ci aspetta.
Venendo all’attualità, la Lombardia è certamente una delle Regioni maggiormente coinvolte dalla pandemia. Anche Cremona è reduce da mesi difficili? Gli ospedali riescono a gestire la situazione?
Certamente la pandemia di questi mesi e la ripresa recente del contagio sono degli “stress-test”, che hanno ancor più crudamente evidenziato le criticità del nostro servizio sanitario, diffuse su tutto il territorio nazionale, mostrando debolezze strutturali e contingenti dovunque. La scarsità di risorse economiche ha portato alla luce, in un momento di estrema sofferenza dei pazienti ma anche del personale sanitario, la gravità della carenza di medici, infermieri e tecnici. Una carenza che è la conseguenza della cronica ed errata programmazione degli accessi nelle scuole di specializzazione ed ai corsi di formazione in medicina generale. Ci sono troppi giovani medici fuori da questo percorso professionale, definiti brutalmente “camici grigi” perché il loro mancato ingresso nel mondo del lavoro non solo ci ha portato a vivere questa precarietà organizzativa, ma ha determinato un impoverimento della nostra società, tingendo di grigio tante attese, tante speranze. Tutto questo si è tradotto nella perdita della capacità di immettere nei nostri ospedali, nei nostri territori, nel mondo della ricerca, delle nuove leve volenterose e preparate.
In che modo la medicina generale viene coinvolta nella lotta al Covid? I medici di famiglia riescono a lavorare in sicurezza?
Anche le criticità del territorio sono notevoli e ben note: una sanità troppo “ospedali centrica” ha determinato scarsi investimenti, che hanno portato anche in questo caso una carenza di MMG (con un pensionamento forse più pesante rispetto agli ospedalieri) nel momento in cui invece la medicina generale mostrava la sua importanza nel fornire un necessario filtro verso l’ospedalizzazione, con una sorveglianza “costante” della popolazione sempre più anziana. La presenza dei medici sul territorio è ancora più “stressata” dal Covid: l’individuazione dei pazienti positivi asintomatici, la cura ed assistenza ai pazienti Covid non ospedalizzati, l’esecuzione dei tamponi e la vaccinazione antinfluenzale rappresentano dei carichi di lavoro abnormi. Rispetto ad altre realtà regionali siamo in discrete condizioni, non ci troviamo di certo nella stessa situazione di Milano o Monza e Brianza. Abbiamo raggiunto dei livelli di allerta comunque alti, ma qui la pressione è inferiore rispetto alla prima fase e rispetto ad altre città lombarde.
Dal suo punto di vista a che punto siamo con il vaccino? Il 2021 sarà risolutivo per sconfiggere definitivamente il virus?
Come ASST di Cremona stiamo partecipando a numerosi trials sul vaccino anti-Covid e siamo stati pubblicati sulle più importanti riviste internazionali quindi prendiamo parte attivamente a questo sforzo per arrivare a porre un argine definitivo al contagio il prima possibile. Meglio essere prudenti in questo momento sui tempi del vaccino perché ognuno dice la sua, ma non lanciamoci nel creare aspettative che poi potrebbero non essere rispettate. Prima del nuovo anno non sarà disponibile. Più in generale la realtà della vaccinazione in Italia è problematica: pensate che solo il 40% della popolazione vuole fare l’antinfluenzale, quindi è la mentalità dei cittadini che va cambiata. Fare campagne informative, fatte bene e con chiarezza, sull’indispensabilità di vaccinarsi sarà cruciale. Sto valutando, intanto, se scrivere una lettera aperta agli operatori sanitari perché almeno loro facciano quanto prima il vaccino antinfluenzale, per non avere problemi di personale, dato che dicembre coinciderà con il picco delle influenze di stagione. Aspettando il vaccino anti-Covid, sono convinto di questo: se ci difendiamo dall’influenza, possiamo intanto lavorare meglio.
In questi mesi abbiamo avuto il piacere d’intervistare molte associazioni, anche al Nord Italia, che hanno aderito al network di “Cultura è Salute”. Come valuta questo progetto di Club Medici?
Sono così d’accordo sulla promozione della cultura, abbinata alla salute, che abbiamo pensato di organizzare un convegno sulla sordità da poter agganciare ad un momento di cultura: l’idea è, non appena saranno allentate le misure restrittive, di programmare un grande evento, qui a Cremona, all’interno del “Museo del Violino” con l’ascolto di alcune opere di Beethoven, coinvolgendo una grande fetta di pubblico e di operatori sanitari. Cultura e salute sono due temi tenere sempre presenti: le pratiche culturali sono importanti tanto per i pazienti quanto per i medici: scaricare le tensioni personali o lavorative, con dei momenti dedicati ad attività culturali, consentono allo specialista di avere uno sguardo più ampio sul mondo; la cultura permette di curare la psiche, suscita in noi uno stato di serenità. La cultura consente al medico di apprezzare meglio le cose, di liberarsi dalle difficoltà di tutti i giorni. Un buon libro, una visita ad un museo, un concerto sono tutti strumenti non solo di relax, ma di ricarica dell’anima.