18 Settembre 2024
La pressione sui reparti e l’insufficienza di personale, dovute ai mancati investimenti nel passato, rischiano di mettere in ginocchio tutto il Sud Italia. Il neo presidente OMCeO di Agrigento, Santo Pitruzzella, illustra le maggiori carenze a livello ospedaliero, ma anche i programmi da attuare nei prossimi mesi per affrontare al meglio l’emergenza.
Che tipo di situazione state vivendo ad Agrigento?
Abbiamo una situazione che va di pari passo con le altre realtà della Sicilia, ma non abbiamo dei focolai come a Palermo o in alcune Rsa, qui abbiamo dei casi familiari molto circoscritti, quindi la situazione non è troppo pesante. Il numero dei positivi al giorno è di circa 50-60 quindi, per ora, riusciamo a gestire tutto abbastanza bene. Ci fa invece stare in pensiero la situazione ospedaliera: soffriamo di tutte le problematiche e criticità di altre zone e ci portiamo dietro molti fardelli dal passato. A quanto pare non è servita la prima ondata per farci trovare pronti davanti alla seconda, perciò si sta correndo contro il tempo per adeguare gli ospedali il prima possibile: ad Agrigento, entro fine mese, aumenteranno i posti letto per i pazienti Covid, soprattutto al “San Giovanni Di Dio” che è il più grande nosocomio della provincia. Non mi trova d’accordo, come medico, il progetto di un ospedale “mono blocco” perché non fila mai tutto liscio e subentrano sempre altri problemi: sono dell’avviso che l’ospedale Covid dovrebbe essere solo Covid, non con dei singoli piani o reparti dedicati all’interno di altre strutture. I mesi scorsi e l’esperienza dell’ “Asst Papa Giovanni XXIII” di Bergamo dovrebbe averci insegnato molte cose ed anche a gestire diversamente da prima. Come Ordine di Agrigento abbiamo costituito una “commissione Covid” che possa interagire con prefetto e sindaco, abbiamo chiesto un tavolo tecnico per collaborare tutti insieme. Il nostro interesse non è solo evidenziare le criticità, ma l’intento è trovare soluzioni in sinergia con gli altri protagonisti del territorio per essere meno impreparati. Spero che l’incidenza dei contagi continui a scendere, ma dobbiamo anche tenere conto che purtroppo aumentano i ricoveri e le vittime.
Accennava alla volontà di collaborare con i protagonisti del territorio. Che tipo di problemi stanno affrontando i medici di famiglia?
I medici di famiglia si sono rimboccati le maniche: inizialmente riscontravamo parecchia perplessità sulle visite a domicilio dei pazienti Covid. In linea generale dovrebbero occuparsene le Usca, ma qui il numero non è sufficiente: parliamo di un’Usca ogni 50mila abitanti, davvero troppo poco. I medici non riescono ad evadere tutte le richieste d’intervento per il tampone, che sia di inizio o di fine quarantena. Si dovrebbero potenziare le Usca, che sono una bella idea, ma ancora farraginosa a livello pratico. La medicina territoriale ha accettato ora di fare i tamponi rapidi, ma a condizione che vengano forniti tutti i dpi necessari. Inizialmente non c’era molta disponibilità, perché i medici non potevano lavorare in piena sicurezza o dovevano acquistare da soli i dispositivi di protezione individuale. Per chi non ha locali idonei a fare i tamponi, dato che molte volte parliamo di studi senza doppia uscita, occuparsi dei malati Covid significherebbe venir meno agli altri pazienti e ciò non è ipotizzabile. Ad Agrigento i medici di medicina generale rispondono al telefono 24 ore su 24 perché qui c’è un rapporto medico-paziente molto stretto; pensiamo soprattutto ai piccoli comuni dove il medico è ancora uno dei riferimenti primari per i cittadini, soprattutto gli anziani, dunque si conserva un legame molto forte.
Lei s’insedierà ufficialmente da gennaio 2021. Ha già stilato un crono programma?
Siamo partiti con una lista che rappresenta tutte le espressioni del mondo medico, dagli ambulatoriali, ai pediatri, agli ospedalieri: vogliamo far sentire la voce di tutti su tutti i temi che riguardano la professione insieme alla tutela dei diritti del malato. Il primo obiettivo è garantire la tutela ai medici, che esercitano con passione e professionalità. E’ ancora più necessario con la situazione emergenziale di oggi poter esercitare in sicurezza e nel migliore dei modi, abbiamo tutti i riflettori puntati su di noi. La stella polare è sempre la salute del cittadino, ma daremo molta importanza anche all’etica professionale. La carenza di organico negli ospedali è il tema centrale che coinvolge non solo la Sicilia, ma tutto il Sud Italia: le avvisaglie, che arrivano dalla Campania, dove molti cittadini cercano di “fuggire” in altre Regioni, sono il risultato di una politica miope e priva di buona programmazione. Non è un discorso di ora, legato all’”era Covid, ma queste sono problematiche che esistevano anche prima. Le borse erano sempre insufficienti, ma ce ne accorgiamo solo ora con la pandemia! Questi problemi ci sono sempre stati; abbiamo la necessità di una formazione continua e costante per espletare al meglio la professione. Vogliamo insistere nel contrasto all’abusivismo professionale, vogliamo dedicarci alla tutela della donna medico, assicurando a tutte le colleghe delle condizioni di maggiori sicurezza in ambito lavorativo. Infine ci concentreremo sull’informatizzazione dell’Ordine, creando piattaforme digitali gratuite, con riviste consultabili on line, ed aprendo delle sale di consultazione direttamente nella nostra sede.
Quest’ultimo punto ci fa pensare al “Punto Biblio” e più in generale a “Cultura è Salute”, che Club Medici sta promuovendo molto. Come valuta il network?
Il legame tra cultura e salute è imprescindibile, dunque sono favorevole a questa iniziativa e più in generale a tutte le iniziative che promuovono questo collegamento. Come Ordine di Agrigento, tra gli altri progetti, istituiremo a stretto giro una “Commissione Cultura” che lavorerà proprio in questo senso per il benessere del paziente e per supportare le associazioni del territorio. Inoltre anche molti dei nostri medici sono sensibili rispetto a queste tematiche: la cultura genera benessere nel medico. Valorizzeremo la cultura con tutte le nostre forze perché crediamo fermamente nel suo valore.