18 Settembre 2024
Dalla gestione della seconda ondata pandemica, alla necessità di potenziare i servizi sanitari territoriali, con un supporto ulteriore ai medici di famiglia: parla Federico D’Andrea, neo presidente OMCeO di Novara.
Il Piemonte è una delle Regioni più colpite dalla seconda ondata di Covid. Alla luce della sua recente elezione a capo dell’Ordine di Novara, quali interventi si rendono particolarmente urgenti?
Chiaramente viviamo in un mondo completamente diverso da prima, basti pensare a quanto la prima ondata di coronavirus abbia impattato sul mondo della sanità e sulla vita di tutti noi. Per questo voglio sottolineare che la nuova emergenza che stiamo affrontando pone come primo obiettivo il ruolo primario degli Ordini, finora poco sottolineato. In passato siamo stati poco coinvolti dalle amministrazioni e dalle Asl, ma adesso è bene che ci sia un coinvolgimento completo. Il trend sta già cambiando e vogliamo gestire in prima linea l’emergenza, mettendo a disposizione tutti i mezzi che abbiamo. Di recente ci siamo confrontati in Assessorato, con la presenza di tutti gli Ordini, ed è emersa un’urgenza su tutte: bisogna avere un’attività territoriale, che tenga conto dai medici di famiglia a quelli di medicina generale fino agli infermieri, che sia all’altezza della situazione. Qualche criticità c’è stata, soprattutto nell’ambito del tracciamento, ci volevano strumenti più efficaci, ma finalmente se ne sta prendendo atto, anche se in ritardo. Cerchiamo di mettere a punto proprio in questi giorni un sistema di tracciamento più efficace che possa aiutarci.
Come valuta, da presidente, la continua crescita della curva di nuovi positivi?
La situazione è preoccupante, non è ancora a livello gravissimo, ma i reparti ospedalieri qui a Novara sono a metà già dedicati interamente al Covid. Sono stati creati reparti Covid e le rianimazioni hanno un 50% di occupazione; i posti letto attualmente ci sono, questo non ci fa allertare troppo, ma sicuramente se andremo avanti a questo ritmo, avremo delle criticità perciò non possiamo assolutamente abbassare la guardia. L’obiettivo, quando possibile, è ridurre il ricovero di pazienti positivi e trattarli a casa, valutando singolarmente ogni situazione. Voglio comunque sottolineare la grande collaborazione da parte dei nostri cittadini: sono tutti molto rigorosi nel rispetto delle regole. Purtroppo in parallelo constatiamo ancora la difficoltà di far comprendere anche ai giovani quanto sia importante attenersi alle disposizioni. Mi auguro che le attuali misure, contenute nell’ultimo dpcm, siano sufficienti, ma questo lo sapremo più avanti. Temo però che in queste condizioni, con una crescita così rapida dei contagi, ci sarà bisogno di chiusure ancora più drastiche.
Quali sono le ripercussioni sui medici di famiglia, chiamati ad un “super lavoro”?
I medici di famiglia vivono un momento difficile. Nella precedente ondata sono nate delle realtà come le Usca, che hanno portato molti vantaggi e sono state di grande supporto, ma ad oggi andrebbero implementate e supportate di più. Inoltre molto spesso la problematica maggiore è legata alla burocrazia, che spesso rallenta gli iter e rende tutto molto complicato. Il medico di famiglia dovrebbe essere liberato da tutte queste incombenze per dedicarsi esclusivamente ai pazienti. I dispositivi di protezione ora sono stati forniti e noi stessi, come Ordine di Novara, abbiamo acquistato materiale proprio per i medici di famiglia: da questo punto di vista tutto sta funzionando. Chiaramente l’altro nodo è legato ai vaccini antinfluenzali, ad oggi garantiti solo per le categorie che hanno l’obbligo di farlo. Continueranno comunque ad arrivare a blocchi, ne aspettiamo altri, la Regione ha assicurato che ci saranno per tutti. Ma al momento mancheranno perlomeno per la popolazione “non protetta”, mi riferisco ai vaccini acquistabili in farmacia.
Anche in Piemonte ci sono moltissime associazioni, già contattate da Club Medici, che stanno aderendo al portale “Cultura è Salute”. Qual è il suo approccio verso questo tipo di realtà?
La “salute” va di pari passo con la “cultura”, poiché rappresenta un connubio con una doppia valenza: intanto è un aiuto per tutti quei pazienti che vivono la realtà ospedaliera e che possono essere in qualche modo “sollevati” dai loro momenti di sofferenza attraverso iniziative come la musica, l’arte, la lettura di un libro, ma anche la visione di un film o altre attività artistiche correlate. Inoltre la cultura da sempre rappresenta una valvola di sfogo importantissima per tutti i medici che, per via del loro lavoro e del tanto stress che incamerano, hanno bisogno di “evadere” per proiettarsi su altro. Ben venga questo portale, molto utile anche per far emergere le piccole realtà del territorio che sono molto attive.