Covid

PELLE E COVID
esiste un nesso?
L’intervista alla
Dott.ssa Lucia Villa

18 Settembre 2024

Non solo febbre, tosse, perdita di gusto ed olfatto: tra le manifestazioni meno frequenti di coronavirus sono state segnalate anche reazioni sulla pelle, di diverso tipo, che spesso non sono gravi e regrediscono in maniera spontanea. Ne abbiamo parlato con la Dottoressa Lucia Villa, autrice di uno studio di correlazione tra COVID-19 e patologie dermatologiche.

Da dove nasce l’intuizione e come si sviluppa lo studio?

Già dalla scorsa primavera la scuola Dermatologica di Milano aveva notato che, proprio nel momento in cui veniva contratto il coronavirus, avveniva anche la comparsa di un’eruzione vescicolare, documentata con foto, e da lì sono partite le prime osservazioni in merito. Sono un medico di base dal 1981, lavoro a San Benedetto del Tronto, e sono anche una dermatologa: proprio nel corso della mia recente esperienza ho osservato delle eruzioni cutanee analoghe, in particolare nei bambini. Questi casi risalgono al periodo di marzo-aprile, quando ricevevo foto da mamme che mi segnalavano questi sfoghi sulla pelle dei loro bambini. Un’altra paziente, che soffriva di alopecia, mi ha inviato alcune foto di geloni sia alle mani che ai piedi. Inizialmente mi sono limitata ad osservare il fenomeno poiché mancava una documentazione scientifica. Poi il Dottor Recalcati di Milano, insieme alla scuola spagnola e francese, ha iniziato a studiare in modo più approfondito il fenomeno, parlando di 5-6 patterns. Siamo partiti nello specifico da eruzioni vescicolari e vasculite orticarioide e man mano anche altri colleghi hanno notato che questi sintomi precedevano di qualche giorno la manifestazione clinica di covid-19.

In particolare quali manifestazioni cutanee possono essere associate al virus?

I geloni, frequenti nei bambini e nei giovani adulti, possono manifestarsi con lesioni dolenti alle mani e ai piedi ed hanno un decorso molto benigno; spesso infatti i bambini risultavano asintomatici; poi le eruzioni vescicolari, spesso pruriginose, che si manifestano nelle viropatie di media gravità con durata di circa 10 giorni e riguardano per lo più le persone tra i 40-50 anni. Inoltre ci sono le lesioni orticarioidi, associate spesso al prurito, con durata media di 6-8 giorni. Ed ancora si possono osservare eruzioni maculo-papulari, perifollicolari; infine anche lesioni vasculitiche, più frequenti negli over 65 e per i casi gravi di COVID-19, per alterazione dei vasi sanguigni e manifestazioni livoidali e/o necrotiche.

La nostra pelle può quindi essere un indicatore importante della nostra salute?

Assolutamente sì perché anche in caso di infezione di coronavirus ci sono delle manifestazioni cutanee associate alla specifica malattia.  Occorrono indagini molecolari, anticorpi a livello cutaneo, per capire l’andamento di questo tipo di patologia. Ma sicuramente queste lesioni dermatologiche possono fungere da segnali o spie, che non vanno ignorate. Potrebbero infatti essere presi in considerazione come sintomi da monitorare per porre una diagnosi di infezione da virus Sars-CoV-2, visto che in base alle statistiche si presentano in un paziente su cinque. La pelle inoltre può essere anche uno “specchio” di una situazione psicologica pesante: basti pensare al proliferare di casi di acne, dermatite seborroica o acne del mento, che peggiorano con la mascherina Ffp2. Ciò potrebbe essere correlato all’aumento dello stress, al disagio provocato dalle situazioni di isolamento che abbiamo vissuto, alla rigidità delle regole, al distanziamento, ma anche questi segnali, all’apparenza banali, possono essere correlati al COVID-19.

Il ruolo del dermatologo diventa quindi determinante?

Sì, è importantissimo. Monitorando le manifestazioni cutanee, che potrebbero precedere i sintomi e i segni tipici del coronavirus, si potrebbe pervenire, in tempi brevi, ad una diagnosi di certezza e, di conseguenza, ad una tempestiva ed appropriata terapia. Si tratta di condotte sanitarie rilevanti non solo dal punto di vista della salvaguardia della salute, ovvero medico-clinico, ma anche dal punto di vista medico-legale, per la prevenzione del danno psico-fisico alla persona. Da ciò ne discende l’indiscutibile e insostituibile ruolo e funzione del dermatologo, senza il cui contributo alcune manifestazioni cliniche potrebbero sfuggire ad un’osservazione non specialistica. Lo spettro delle manifestazioni cutanee da COVID-19 correlate è molto eterogeneo e a volte ricorda quello che si osserva in altre patologie cutanee; ma la cute è l’unico organo in cui il virus si può studiare facilmente e eventualmente eseguire una biopsia. Il dermatologo ha quindi un ruolo assolutamente primario.